Pensaci, Giacomino!

Una produzione Teatro Stabile di Sardegna / Diablogues

di Luigi Pirandello

regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
luci di Maurizio Viani
scenografia di Marc’Antonio Brandolini
costumi di Luciana Fornasari
  Con  
Enzo Vetrano : Agostino Toti, professore di Storia Naturale
Eleonora Giua : Lillina, sua moglie
Giuliano Brunazzi : Giacomino Delisi
Giovanni Moschella : Cinquemani, bidello
Margherita Smedile : Marianna, sua moglie
Ester Cucinotti : Rosaria Delisi, sorella di Giacomino
Antonio Lo Presti : Il Cavalier Diana, direttore del Ginnasio
Stefano Randisi : Padre Landolina
Francesco Pennacchia : Rosa, serva in casa Toti

Note di Regia

PENSACI, GIACOMINO!

“Un lavoro audacissimo”. Così Pirandello descrive al figlio Pensaci, Giacomino!, la commedia scritta per Angelo Musco, che ci fa divertire nel guardare da vicino legami familiari paradossali e tumultuose relazioni con un perbenismo di facciata.

Audacissimo è infatti l’intreccio che fin dalla stesura dell’omonima novella da cui il testo teatrale prende spunto crea scalpore tra i lettori del Corriere della Sera, su cui era stata pubblicata nel 1910: Agostino Toti, vecchio professore di liceo anticonformista ante litteram dichiara la sua intenzione di “vendicarsi” contro il governo – che lo ha costretto a una vita solitaria a causa di uno stipendio da fame – sposando una ragazzina giovanissima che beneficerà a vita della pensione che lo Stato sarà costretto a versarle in quanto sua vedova. Il caso di Lillina, figlia del bidello della sua scuola, messa incinta da Giacomino Delisi, un suo ex alunno, e adesso cacciata di casa dai genitori gli offre la possibilità di realizzare il suo piano.

Per qualche anno il professore permette alla giovane moglie e al suo amante di incontrarsi nella sua casa, fa da nonno al bimbo nato dalla loro relazione, e trova anche un posto in banca a Giacomino, beandosi della felicità conquistata con questa inattesa famiglia e ostentando indifferenza per le reazioni scandalizzate della gente di fronte a un inequivocabile, inaccettabile ménage à trois. Ad un certo punto però, Giacomino comincia a disertare la casa del professore e Lillina è annientata dal dolore. Agostino Toti ne cerca il motivo, e scopre che la sorella di lui, con la complicità di un prete viscido e indegno, lo ha fatto fidanzare a una “giovine orfana e perbene” al fine di liberarlo da questa condizione immorale. Con la determinazione di un paladino della giustizia e della vera moralità si precipita da Giacomino e riesce a riportarlo a casa sua dopo averlo minacciato, implorato e infine commosso con il richiamo alla paternità e all’amore di Lillina.

Commedia morale dunque, umoristica ma anche grottesca, con un personaggio che sembra voler affrontare l’ipocrisia del mondo senza la maschera di un ruolo sociale, quello di marito, perché di questo ruolo si libera subito, dichiarando di non volerlo essere. Ma a guardar bene…

“Tu sarai la mia figliola, la mia figliola bella” Con queste parole si chiude il primo atto, e per tutto il secondo e il terzo da padre si comporta con lei, e anche con l’amante di lei, Giacomino. Ma questa famiglia aperta, trasgressiva, sui generis, vissuta come un’offesa da tutta la comunità civile, acquista nella mente del Professore una valenza etica che va protetta e difesa con tutte le forze e così, fatalmente, come in un gioco di scatole cinesi, la “non famiglia” viene intrappolata nella stessa idea claustrofobica di famiglia, e i suoi componenti soggiogati a meccanismi di compressione e prepotenza.

Attraverso questo testo apparentemente comico e irriverente la nostra attenzione si può focalizzare allora sulla famiglia e sugli squilibri che possono esplodere al suo interno, scaraventandoci in un’attualità drammatica e agghiacciante, che ci coinvolge tutti e ci fa riflettere sugli aspetti diametralmente opposti della violenza e del rispetto.

Stefano Randisi, Enzo Vetrano

Scheda Tecnica

SCHEDA TECNICA VALIDA PER LA STAGIONE 2009/2010

E’ necessario che il palcoscenico e le americane all’arrivo della compagnia siano completamente sgombri.

Lo spettacolo necessita di graticcia o di rocchettiera fissa con almeno nove tiri di cui 1 per il fondale, 2 per tull, 3 per i cieli e 3 per le americane luci. La compagnia è fornita anche di quadratura nera armata.

E’ assolutamente necessaria una postazione centrale di fondo sala oppure di palco centrale di primo o secondo ordine (non terzo) per sistemare le consolles dei due tecnici (datore luci e fonico) o comunque in uno spazio che consenta una visione centrale e un ascolto ottimale dello spettacolo. Non è possibile la collocazione delle consolles tecniche in barcacce laterali né in cabine centrali chiuse.

In presenza di simili proposte di sistemazione o in mancanza delle esigenze tecniche minime lo spettacolo verrà annullato.

DURATA DELLO SPETTACOLO:
2 ore compreso intervallo (I atto 40 min. II atto: 1H, 5 min.)
DURANTE LO SPETTACOLO VERRANNO ACCESE IN SCENA QUATTRO CANDELE

ESIGENZE TECNICHE:
Carico KW 30 70 mazzi di corde;
misure minime utili del palco: m. 9,50 (larghezza) x m. 6,50 (profondità dal boccascena);
altezza minima utile dal palco alla graticcia: m. 6,50;
Scarico alle ore 8.00 del giorno dello spettacolo.

RICHIESTE:
N° 2 FACCHINI PER SCARICO ALLE ORE 8.00 del giorno della replica E PER RICARICO A FINE SPETTACOLO
N° 1 MACCHINISTA ALLE ORE 8.30 del giorno della replica PER MONTAGGIO E SMONTAGGIO A FINE SPETTACOLO

Si prega di comunicare a Claudia Manfredi (328 6839488 o via mail all’indirizzo claudia.manfredi@libero.it


Locandina e Manifesto

Foto spettacolo

Foto di Antonio Falzetti

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Rassegna Stampa

La Repubblica, 27 Marzo 2009
La Repubblica – Palermo, 25 Gennaio 2009
La Repubblica, 17 Gennaio 2009
La Voce, 10 Gennaio 2009
La Repubblica, 05 Maggio 2008
Europa, 29 Aprile 2008
Il Sole 24 Ore, 27 Aprile 2008
Il Manifesto, 27 Aprile 2008
La Stampa, 26 Aprile 2008
Il Messaggero, 26 Aprile 2008
Roma C’è, 23 Aprile 2008
Ente Teatrale Italiano, 20 Aprile 2008
Il Sabato Sera, 15 Dicembre 2007
Centro Valle, 24 Novembre 2007
La Provincia, 22 Novembre 2007
Corriere del Ticino, 17 Novembre 2007
Corriere del Mezzogiorno, 26 Ottobre 2007
Gazzetta del Mezzogiorno, 26 ottobre 2007